Le economie circolari come base per costruire una nuova rete commerciale e produttiva
#3febbraio – “Gli agricoltori esprimono un disagio che pervade tutto il sistema comunitario. La protesta partita da Francia, Belgio, Germania si è estesa in Italia, Grecia e sta raggiungendo anche l’Irlanda. Le cause sono diverse, chi scende in piazza per i costi del gasolio, chi per i tagli ai contributi all’agricoltura o le Pac o per i fondi destinati agli agricoltori per non coltivare la terra da destinare ad impianti di fotovoltaico. Rivoluzione ecologista animalista ha espresso da subito la sua solidarietà ad una categoria fondamentale del settore produttivo”, commenta Gabriella Caramanica Segretario del partito politico.
L’obiettivo è sostenere le comunità. La politica unidirezionale europea che non tiene conto delle problematiche geopolitiche né tantomeno delle diversità delle ricchezze produttive dei territori va rinegoziata, sottolinea Caramanica spiegando che ci sono due Europee: una del sud e una del nord. Nel caso dell’agricoltura siamo uniti perché si tratta di difendere un bene primario e un settore d’eccellenza in ogni paese. Non accettiamo provocazioni dall’Unione Europea. Gli agricoltori devono essere difesi dal nostro governo così come il prodotto made in italy già svenduto a marchi stranieri.
Siamo italiani prima di tutto e poi Europei. La vecchia Europa di cui siamo fondatori e ideatori ci appartiene ma non questa Europa che non tutela i paesi membri e le loro ricchezze specifiche. L’Italia continua ad essere tra le dieci potenze al livello mondiale. Scendendo dal quinto posto all’ottavo.
La nostra realtà produttiva risiede nel nostro ingegno, nella qualità dei nostri marchi a partire dai prodotti agricoli. Lo stesso per quanto riguarda i prodotti vegani. Attaccando questo settore non teniamo conto che ci sono dei prodotti di altissima qualità derivanti dalle nostre colture. Per questo difendiamo il made in Italy ma anche i prodotti vegani che oggi una parte di popolazione utilizza.
La rivoluzione ecologista deve tenere conto dei prodotti della terra e di qualità non di prodotti sintetici lasciati in balia del libero mercato così come l’esasperazione della nutraceutica. E’ necessario sostenere un sistema di regolamentazione, informativa ai consumatori e trasparenza su questi prodotti. La carne sintetica, la farina e i suoi prodotti derivati d’insetti dovrebbero avere un sistema di etichette ben distinte a dimensioni maggiori oppure addirittura scaffalature nei supermercati e centri commerciali riservate a quella tipologia di prodotti.
Si parla di carne sintetica per abbattere il Co2 prodotto dagli allevamenti intensivi. Sembra una barzelletta.La realtà è che questi tipi di allevamenti non sono ammissibili per il benessere degli animali. Ed è quello che dobbiamo difendere. Ecco perché è necessario rivedere il trasporto degli animali vivi alla luce del loro benessere, limitando le lunghe distanze. Eliminare gli allevamenti di quel tipo perché alimentano la grossa catena di distribuzione, tornando a un circuito sostenibile.
Le economie circolari devono diventare il modello sul quale rilanciare una rete commerciale, produttiva ed energetica, conclude il Segretario Nazionale Rea.