Le molte proteste in Italia sono indicative di un dissenso sociale al quale il Governo non dovrebbe restare indifferente. Al contrario, vediamo una premier che, con la sua maggioranza, continua in maniera inflessibile a portare avanti una strategia politica che attua gli interessi dell’Unione Europea, delle multinazionali e dei lobbisti.
Non vediamo un piano strategico nazionale indirizzato a curare gli interessi dell’Italia e dei suoi cittadini. Il disagio espresso dagli studenti e l’appello dei Sindacati, lo sciopero nel settore dei trasporti ai quali a breve si aggiungeranno le nuove proteste degli agricoltori sono significativi di un’Italia che non c’è. Commenta il Segretario nazionale del partito REA, Gabriella Caramanica.
Sul piano internazionale, la premier Giorgia Meloni si fa addirittura scavalcare da Elon Musk che si permette di commentare le scelte politiche interne del nostro governo.
E’ chiaro che il Governo è incapace di gestire lo sviluppo dell’Italia. Ciò è tanto più preoccupante se consideriamo l’arrivo di miliardi di euro con il Pnrr. Rilancia il segretario nazionale REA.
Il Governo deve tornare a rappresentare i suoi cittadini e ad occuparsi non dell’invio delle armi bensì delle problematiche interne, avviando un confronto serio con i sindacati, le associazioni di categoria e con le comunità locali. Tornare a parlare di lavoro, sanità, istruzione, servizi e inclusività per combattere le disuguaglianze sociali. Abbiamo oltre la metà dei giovani oltre i trent’anni, senza lavoro che vivono a casa con i genitori, un crollo demografico,un aumento della povertà allarmante e un paese che a livello delle infrastrutture sta crollando, per non parlare delle migliaia di PMI che chiudono ogni anno e che sono il vero motore della nostra economia.
Se vogliamo parlare di “RIPRESA” e “RESILIENZA” è impellente indirizzare gli investimenti in base alle priorità necessarie a risolvere le problematiche del nostro paese e a garantire agli italiani i diritti primari della nostra Costituzione partendo da scelte politiche coraggiose che devono tenere conto delle caratteristiche che avevano reso l’Italia quarta potenza economica ed industriale del mondo. Conclude Caramanica.