
Il recente ritrovamento di un cavallo morto nei pressi di una discarica abusiva a Cruillas, Palermo, non è solo un episodio tragico, ma il simbolo di una crisi strutturale e ignorata da troppo tempo. L’ipotesi che l’animale fosse coinvolto in corse clandestine richiama l’attenzione su una realtà drammatica e ormai fuori controllo. La Sicilia è ancora priva di una strategia organica, efficace e al passo coi tempi per la tutela degli animali.
Ci troviamo di fronte a una vera emergenza, alimentata da anni di inerzia politica, mancanza di risorse, scarsa applicazione delle normative vigenti e collusione. Commenta il segretario nazionale del partito politico REA, Gabriella Caramanica.
Il fenomeno del randagismo è dilagante: migliaia di cani e gatti vagano senza assistenza nei centri urbani e nelle aree rurali, mentre i rifugi sono al collasso. A questa situazione già critica si sommano episodi gravissimi di traffico illecito di animali, combattimenti clandestini, corse illegali di cavalli e abbandoni stagionali. A Palermo e Catania si registrano migliaia di randagi non sterilizzati, mentre in province come Siracusa e Caltanissetta i rifugi sono privi di fondi, personale e medicinali. Emblematico il caso della Colonia felina di Catania, dove la giustizia ha mostrato un’inquietante insensibilità condannando gli animali a morte certa.
Nonostante l’esistenza della Legge Regionale 15/2000, questa viene sistematicamente disattesa. I Comuni, spesso lasciati soli, non dispongono degli strumenti necessari per fronteggiare l’emergenza. La Regione Sicilia, dal canto suo, continua a mostrarsi indifferente, come dimostra la recente proposta di riforma del sistema di gestione del randagismo che mirava – tra le modifiche più gravi- all’esclusione della sanità pubblica dalla sterilizzazione dei gatti randagi.
È tempo che le istituzioni regionali si assumano le proprie responsabilità, elaborando un piano straordinario per affrontare in modo concreto e duraturo questa emergenza- sottolinea Caramanica. Serve un programma di prevenzione strutturato, sostenuto da fondi adeguati, formazione del personale, controlli serrati e collaborazione attiva con il mondo dell’associazionismo.
È inaccettabile che, in un Paese che si definisce civile, non si riesca a garantire nemmeno un livello minimo di tutela per esseri senzienti. La protezione degli animali non è una questione secondaria, ma un indicatore di civiltà, legalità e rispetto per la vita. Purtroppo, non possiamo non paragonare gli atteggiamenti da terzo mondo dei politici che siedono al tavolo della Regione. Un vergogna che va avanti da troppi anni. Conclude il segretario nazionale REA.