Istituzioni complici delle illegalità
Il presidente della LAV torna a parlare del disegno di legge sull’inasprimento delle pene ferma in Commissione Giustizia, ricordando i dati dei reati perpetrati contro gli animali come uccisione, maltrattamenti, spettacoli e manifestazioni vietate, combattimenti, abbandono, reati venatori, traffico illecito e altri.
Vogliamo sottolineare come la “Legge sull’inasprimento” sia palliativa e non risolutiva, tanto più in Italia dove tra appelli e ricorsi, i tempi per ottenere giustizia sono infiniti.
Dobbiamo risalire alle origini e prevenire questi reati. Ci sorprende che, in questo scenario del business della criminalità organizzata legato agli animali, non si parli del traffico e del commercio attorno al fenomeno del randagismo collegato al circuito delle associazioni oppure degli allevamenti.
Abbiamo denunciato tempo fa’, una situazione che riguarda l’attività allevatoriale cinotecnica per la quale un’impresa agricola deve garantire la nascita di 30 cuccioli l’anno. Si tratta di una legge perversa che porta ad una produzione intensiva dei cani e lascia margine per traffici qualora non si arrivi a vendere un dato numero di esemplari. A questo si aggiunge il traffico di animali allevati per la sperimentazione.
Anziché parlare di inasprimento delle leggi, le istituzioni e gli enti preposti come le Asl Veterinarie dovrebbero tutelare gli animali a monte, garantendo a cadenza regolare i dovuti controlli e monitoraggi per far valere le normative.
Si tratta di gravi mancanze da parte delle istituzioni con le quali si dà margine ad infiltrazioni e connivenze di stampo mafioso. Quanto è facile togliere il microchip ad un cane per poi apporlo su un altro esemplare? Quanto è facile non dichiarare un cane quando si tratta di allevamenti intensivi senza controlli destinandolo casomai a cavia per i combattimenti o per la sperimentazione? E’ ovvio che i primi ad essere complici di queste illegalità sono le istituzioni. Conclude il Segretario Nazionale REA, Gabriella Caramanica.