#17dicembre- Preoccupa la mappa dei 51 siti per lo stoccaggio di scorie nucleari in Italia. “E’ incomprensibile la scelta delle aree presenti nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico. Nella scelta delle aree che si possono candidare non si è tenuto conto del valore storico, paesaggistico, naturalistico e della presenza demografica” commenta Gabriella Caramanica, Segretario Nazionale del Partito Rivoluzione Ecologista Animalista – REA.
“Un’area di 150 ettari di deposito con un parco tecnologico, in contesti naturalistici di inestimabile bellezza o in prossimità del mare e di luoghi abitati, con pericolo per i cittadini – prosegue Caramanica. Ospitare i rifiuti a bassa e media attività potrebbe essere un’opportunità economica. Tuttavia non si capisce perché, considerando che l’Italia è un paese denuclearizzato, si debbano ospitare anche i rifiuti ad alta attività, prodotti non dall’Italia, ma in grossa quantità da altri paesi che non hanno mai trovato situazioni idonee per il loro stoccaggio. Sarebbe pertanto necessario rivedere il piano a livello europeo, come espresso anche da alcune associazioni”.
L’Italia non produce né ha armi nucleari eppure sul territorio nazionale sono presenti oltre 100 testate dislocate nelle basi militari americane di Ghedi in provincia di Brescia e Aviano a Pordenone.
Il rischio radioattività è elevato sia per la presenza delle armi che per i depositi. Ecco perché per la produzione energetica, per limitare le scorie, sarebbe auspicabile, anziché investire nel nucleare, una strategia nazionale, senza rischi, che miri alle energie pulite partendo dalle piccole comunità.
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